Obiettivo del presente lavoro è evidenziare come l’insieme di diversi fattori di rischio possa portare ad un incremento dei casi di recidiva di ICA da C.Difficile e quindi dei costi di degenza.

Il Clostridium difficile è stato individuato come una delle principali cause (15-20%) dei casi di diarrea infettiva nosocomiale comportando un aumento della durata media della degenza ospedaliera che va da 8 a 21 giorni. Numerosi studi dimostrano che la trasmissione nosocomiale è frequente: superfici ambientali contaminate, mancato cambio dei guanti del personale ecc. I protocolli terapeutici in seconda linea in pazienti recidivanti prevedono la somministrazione di Fidaxomicina 200 mg 1 cpr/12 h per 10 die associata a Bezlotoxumab 10 mg/kg EV, in mono somministrazione.

I dati di consumo di Fidaxomicina e Bezlotoxumab sono stati estratti dal gestionale aziendale in dotazione all'U.O.C. di Farmacia Ospedaliera. I dati raccolti su 12 pazienti nel periodo 01/01/2024 - 31/08/2024 sono stati stratificati per età, genere, U.O. di appartenenza, per fattori di rischio per ICA da C. Difficile. Infine è stata eseguita un’analisi economica per ogni trattamento.

I pazienti: 8 donne e 4 uomini con età media di 73 +/- 3 anni provenienti da Cardiologia (2 pz), Chirurgia Generale (1 pz), Malattie Infettive (4), Medicina Interna (4), UTIC (1).
I fattori di rischio: età avanzata (100%), degenza prolungata (83,3%), provenienza da RSA (16,7%), diabete mellito (66,6%), utilizzo cronico di IPP (91,6%), precedente terapia antibiotica (91,6%).
L’analisi economica ha evidenziato una spesa totale dei trattamenti di 36.816,36 €, così ripartita:
•14.324,64 € per i trattamenti orali a base di compresse di Fidaxomicina;
•22.491,72 € per i trattamenti endovenosi a base di Bezlotoxumab.
Di fatto per ognuno dei 12 pazienti trattati sono stati spesi 3.068,03 € per la sola terapia specifica combinata (os più EV).

I risultati indicano che le ICA da C. Difficile hanno un grosso impatto economico sul budget aziendale portando a costi aggiuntivi rispetto agli standard.
Il farmacista con misure di antimicrobial stewardship permette di mitigare tali problematiche agendo su: sensibilizzazione al rispetto delle indicazioni riportate in RCP (posologia, tempo di somministrazione, eventuale dose di carico), correzione posologica in caso di alterata funzionalità epatica e/o renale, counseling per eventuali interazioni farmacologiche con terapie concomitanti, deprescribe, ove possibile, degli IPP.
Il farmacista risulta così centrale per l'ottimizzazione delle risorse e nell'uso del farmaco.