Categoria | Abstract scientifico |
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Area Scientifica di riferimento | Farmacovigilanza e dispositivovigilanza |
Titolo | Cabotegravir e rilpivirina, la nuova frontiera contro il virus dell’immunodeficienza umana (HIV): l’esperienza di un ospedale della Regione Lazio |
Autori | Faccendini P.(1),Pennacchiotti C.(3),Ascani A.(1),Chirico D.(2),Renda A.(2),Schininà C.(2), Mazzotta S.(1), Passacantilli S.(1),De Ponte C.(1),Gagliardini R.(1),Bellagamba R.(1), Antinori A.(1)-1)INMI “L. Spallanzani” IRCCS Roma, 2)Università di Roma “La Sapienza”, 3)A.O. San Camillo-Forlanini Roma |
Obiettivo | Obiettivo dello studio è stato quello di determinare se i nuovi farmaci anti-HIV a lunga durata d’azione (LA), siano sicuri e se i pazienti siano stati aderenti al trattamento. |
Introduzione | I farmaci anti-HIV LA, cabotegravir (CAB) e rilpivirina (RPV), rappresentano uno degli sviluppi più significativi degli ultimi anni nel panorama delle terapie antiretrovirali. Il trattamento ambulatoriale di CAB+RPV, indicato in pazienti in soppressione viremica stabile, prevede la possibilità di una fase di induzione orale per valutare la tollerabilità del trattamento e la somministrazione intramuscolare profonda di CAB 600 mg e RPV 900 mg, con le prime due somministrazioni effettuate a distanza di un mese e quindi un mantenimento in cui le iniezioni avvengono bimestralmente. |
Metodi | Tramite il gestionale della farmacia, è stato creato un database da cui è stato estrapolato il numero di pazienti che hanno iniziato il trattamento con CAB+RPV LA tra il 01/11/2022 e il 31/05/2024. Sono stati analizzati i dati controllando se i farmaci fossero stati erogati regolarmente o se risultassero anomalie nelle erogazioni come indizio di possibili eventi avversi o tossicità. Per coloro che avevano interrotto il trattamento si è ricercato un riscontro nella Rete di Farmacovigilanza indagando le cause, raccogliendo le informazioni e analizzando i casi con i clinici. |
Risultati | Su 307 pazienti, 280 hanno eseguito regolarmente i loro trattamenti CAB+RPV LA, mentre 27 hanno interrotto la terapia: 1 paziente ha cambiato centro, 3 lamentavano problemi di incompatibilità dei loro impegni quotidiani con la somministrazione ambulatoriale bimestrale, 2 non erano più eleggibili, 21 hanno invece riportato una reazione avversa. Di queste, circa il 62% è da ricondurre a dolore al sito di iniezione, il 24% a reazioni allergiche, il 14% a dolori articolari e nevralgie. Reazioni al sito di iniezione si sono verificate anche in alcuni dei pazienti il cui trattamento è ancora attivo, ma in una misura lieve a tal punto da non ostacolare la continuazione della terapia. Nessuno degli eventi segnalati è stato riportato come “grave”. |
Discussione e conclusioni * | La terapia si è dimostrata sicura al pari delle alternative orali e solo nel 6,8% dei casi ha mostrato tossicità, comunque senza registrare eventi avversi gravi. I pazienti sono stati strettamente aderenti al trattamento, effettuando la somministrazione nei tempi previsti. Infine, nonostante l’iniezione intramuscolare profonda implichi l’impegno di doversi recare ogni 2 mesi in ambulatorio, solo un numero limitato di pazienti è ritornato alla terapia orale, confermando l’ipotesi che la riduzione delle somministrazioni rispetto all’assunzione quotidiana abbia un impatto positivo sulla qualità di vita, sulla percezione della malattia e sullo stigma associato all’infezione da HIV, vissuto in modo drammatico dai pazienti (1). |
POSTER | Pennacchiotti-C1.pdf |
Bibliografia | 1.Matza LS, et al. Patient preferences and health state utilities associated with the treatment process of antiretroviral therapy for people living with HIV. Qual Life Res 2023;32:531-541 |
Utente | cpennacchiotti |